«L’Istat - afferma l’autrice - certifica che sopra i 70 anni il 48,6% delle persone affronta tre o più malattie o condizioni croniche come l’ipertensione o l’ipercolesterolemia. Dobbiamo in un certo senso considerarlo un successo: la cronicità è una 'vittoria della medicina' perché vuol dire riuscire a convivere con patologie che un tempo sarebbero state letali. Ma di certo richiede un’organizzazione diversa»
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Lavarsi, vestirsi, mangiare, dormire, socializzare, cucinare: non sono solo attività indispensabili, sono anche quelle che danno a ciascuno di noi autonomia. La difficoltà che le persone con demenza incontrano man mano che la malattia progredisce è un aggravio per i familiari e i caregiver ma anche una perdita di autonomia, dignità e identità per i pazienti. C’è però un approccio terapeutico che fa della residua capacità di condurre queste attività una forma di riabilitazione: la terapia occupazionale.
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Guardare in faccia la realtà, partendo dal bisogno vero delle famiglie italiane, ripensando per gli anziani sia le residenze sanitarie assistite sia l’assistenza domiciliare, percorsi paralleli per esigenze diverse. È quanto auspica Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria , autore del libro “Una lunga vita buona. Il futuro delle RSA in una società che invecchia”.
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“Un’impalcatura” di attività sfidanti e nuove, come l’apprendimento di una nuova lingua, l’esercizio fisico, l’impegno sociale, interventi di potenziamento e riattivazione cognitiva possono aiutare a contrastare i cambiamenti legati all’invecchiamento sia a livello fisico, sia a livello cerebrale.
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