Nei disturbi della condotta alimentare la distorsione patologica del rapporto con il cibo e l'immagine corporea esprime una sofferenza psichica altrimenti indicibile. I sintomi alimentari si modificano nel tempo. Quali ansie e quali timori ispirano il tentativo orto-vigoressico di costruire un corpo depurato di ogni inquinante contaminazione e rivestito da una solida corazza muscolare, ossessivamente allenato per eliminarvi ogni traccia di debolezza?
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La pandemia da SARS-CoV-2 ci ha ricordato che siamo vulnerabili, proprio come lo eravamo secoli fa, e che il bene unico, essenziale e imprescindibile del quale non possiamo assolutamente fare a meno come società evoluta è la salute. Che è una soltanto: quella del sistema in cui tutti quanti – esseri umani, animali, piante – siamo immersi. La salute è come una linfa che scorre e ci attraversa tutti: se vogliamo tutelare noi stessi, quindi, dobbiamo considerare il sistema, perché la salute di Homo sapiens dipenderà anche da quella delle popolazioni di animali e da quella dell’ambiente.
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Il pianeta si presenta sempre più come un'entità globale in cui i viventi sono strettamente interconnessi. Il benessere della Terra e dell'ambiente sono beni comuni, e come tali vanno preservati. Per ottenere questo obiettivo è necessario imparare a pensare diversamente.
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«L’Istat - afferma l’autrice - certifica che sopra i 70 anni il 48,6% delle persone affronta tre o più malattie o condizioni croniche come l’ipertensione o l’ipercolesterolemia. Dobbiamo in un certo senso considerarlo un successo: la cronicità è una 'vittoria della medicina' perché vuol dire riuscire a convivere con patologie che un tempo sarebbero state letali. Ma di certo richiede un’organizzazione diversa»
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Lavarsi, vestirsi, mangiare, dormire, socializzare, cucinare: non sono solo attività indispensabili, sono anche quelle che danno a ciascuno di noi autonomia. La difficoltà che le persone con demenza incontrano man mano che la malattia progredisce è un aggravio per i familiari e i caregiver ma anche una perdita di autonomia, dignità e identità per i pazienti. C’è però un approccio terapeutico che fa della residua capacità di condurre queste attività una forma di riabilitazione: la terapia occupazionale.
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Giovedì 19 maggio si è tenuta la conferenza stampa di lancio del progetto internazionale “Home Care Design for Parkinson’s Disease”, promosso da Fondazione Zoé – Zambon Open Education e dall’Università di Firenze - Dipartimento di Architettura DIDA e Laboratorio di Ergonomia e Design (LED) e con il patrocinio di Confederazione Parkinson Italia e Fondazione Limpe per il Parkinson.
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