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CONSIGLI DI LETTURA. HATE SPEECH. IL LATO OSCURO DEL LINGUAGGIO

lunedì 9 maggio 2022

Hate speech. Il lato oscuro del linguaggio
Claudia Bianchi, Laterza, 2021

Chi parla, soprattutto se da posizioni di autorità o in contesti istituzionali, ha una pesante responsabilità: ciò che diciamo cambia i limiti di ciò che può essere detto, sposta un po’ più in là i confini di ciò che viene considerato normale, assodato, legittimo. E cambiare i limiti di ciò che può essere detto cambia allo stesso tempo i limiti di ciò che può essere fatto: ci abituiamo a una mancanza di attenzione e vigilanza sulle parole, che rende più accettabile la mancanza di vigilanza sulle azioni. Il silenzio, l’indifferenza o la superficialità con cui spesso accogliamo gli usi offensivi di altri corrono il rischio di trasformarsi in consenso, approvazione, legittimazione – e muta noi in complici e conniventi. Così il libro indaga una delle declinazioni più interessanti del tema della violenza: quello che è diventato comune chiamare hate speech (‘linguaggio d’odio’ o ‘discorso d’odio’). Con questo termine si indicano espressioni e frasi che comunicano derisione, disprezzo e ostilità verso gruppi sociali e verso individui in virtù della loro mera appartenenza a un gruppo; le categorie bersaglio dei discorsi d’odio vengono identificate sulla base di tratti sociali come etnia, religione, genere, orientamento sessuale, (dis)abilità. Lo hate speech raccoglie usi discorsivi estremamente vari: dalla propaganda nazista alle leggi sull’apartheid, dal discorso ideologico di certe formazioni politiche fino agli esempi quotidiani di linguaggio d’odio divenuti ormai tristemente frequenti. Un tema diventato ancor più d’attualità con il diffondersi dei nuovi media: commenti sessisti, insulti razzisti e attacchi omofobici hanno trovato un ambiente ideale per esprimersi online, dove spesso mancano mediazioni, filtri o (auto)censure.

Claudia Bianchi è professoressa ordinaria di Filosofia del linguaggio e presidente del Corso di Laurea in Filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove dirige il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute e l’Interfaculty centre for gender studies. I suoi interessi vertono su questioni teoriche negli ambiti della filosofia analitica del linguaggio, della pragmatica e della filosofia del linguaggio femminista: si occupa in particolare di linguaggio d’odio, epiteti denigratori e ingiustizia discorsiva. 

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